lunedì 29 aprile 2013

La vetrina delle occasioni 1 - A cura di Claudio Di Scalzo / Tellus critica della cultura










LA VETRINA DELLE OCCASIONI - 1


Wystan Hugh Auden - Christopher Ischerwood. All'inizio dell'estate del 1937 i due scrittori partono per la Cina. Dal loro viaggio, durato tre mesi e mezzo, scaturirà quest'opera Viaggio in una guerra. La Cina e gli invasori giapponesi combattono uan guerra di cuenza inaudita. Alla ricchezza figurale di linguaggio del commento in versi di Auden fanno da contrappunto la precisione fotografica del dettaglio di Isherwood. Ne risulta il ritratto di una guerra che al di là del dispiegamento di forze e di strategie, si rivela, scrive Isherwood: "sporca, inefficiente, e in buona parte affidata al caso". Sauro Sagradini

Edizione da VETRINA DELLE OCCASIONI (da trovare sulle bancarelle o nei remainders: "Viaggio in una guerra" - SE editore. "Prosa e poesia del Novecento, 1993, pag. 286. Prezzo consigliato Euro 9,00





NOTA


Prosegue su TELLUSFOGLIO la sezione "La vetrina delle occasioni" che inventai per TELLUSfolio giornale telematico glocale da me fondato e diretto nel 2005-2009. E prima ancora pubblicata negli anni ottanta e novanta su settimanali e mensili valtellinesi: Centro Valle e Valchiavenna. Alla mia cessazione non è che le testate ricordate hanno usato la mia sezione ancora.
Non ho niente in contrario a che la proprietà di un giornale on line e di una rivista - TELLUS e TELLUSfolio - prosegua con altre firme la sua presenza editoriale, però gradirei che ciò avvenisse A) non in rubriche da me inventate ed inserite in un progetto di Critica della Cultura con Tellus come riferimento; B) Che quanto è di mia invenzione e lavoro non fosse usato da persone, che sicuramente stimabili, non hanno con me, con la mia letteratura ed opera, alcun contatto; pertanto che cessino di linkarmi e di abbinarmi in contesti in cui non mi riconosco: politici, ideologici, culturali C) Gradirei inoltre che quanto è di mia invenzione e frutto del mio lavoro venisse o remunerato usandolo senza il mio permesso o restituito all'uso che più secondo me si confà in altri contesti: a stampa oppure on line. Non capisco perché la proprietà Editrice Labos - con Enea Sansi direttore - sequestri dalla fine 2009 - cambiando la password a notte - quanto attiene alla mia firma. Lo ritengo in contrasto con la sua fede di esponente Radicale ed anche con la politica di sinistra e in difesa dei diritti civili espressa da Tellusfolio. D) Quanto scrivo è rivolto ai navigatori-lettori perché - come sostiene Stefano Rodotà - i diritti sul web di chi scrive e vi opera siano finalmente tutelati. Io semplicemente chiedo di rientrare in possesso di foto di parenti, genitori, familiari, e di post, un centinaio, su Duemila, che attengono a libri che intendo pubblicare, modificare, come a me, nella mia libertà, interessa compiere.

Claudio Di Scalzo












mercoledì 24 aprile 2013

TELLUS CRITICA DELLA CULTURA PER IL 25 APRILE 2013 - L'OLANDESE VOLANTE


da









Perché non cessi il processo di liberazione dal lavoro alienato e da ogni sfruttamento anche nell'epoca telematica e delle identità liquide sul web ma reali nel processo di espropriazione. Per ricordare l'Antifascismo ed ogni lotta in corso di liberazione nel mondo. Dedichiamo questo frammento dal libro di Karl Marx ai lettori-navigatori dell'Olandese volante, ed a mio padre Libertario Di Scalzo detto Lalo partigiano ed a mio nonno Angelo ucciso dai fascisti perché sindacalista.



Claudio Di Scalzo detto Accio e Chiara Catapano













KARL MARX



In che cosa consiste l'alienazione del lavoro? Consiste prima di tutto nel fatto che il lavoro è esterno (separato) all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega, si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa una libera energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito. Perciò l'operaio solo fuori dal lavoro si sente presso sé; e si sente fuori di sé nel lavoro. E' a casa propria se non lavora; e se lavora non è a casa propria. Il suo lavoro quindi non è volontario ma costretto, è un lavoro forzato. Non è quindi il soddifacimento di un bisogno, ma soltanto un mezzo per soddisfare bisogni estranei. La sua estraneità si rivela chiaramente nel fatto che non appena vien meno la coazione fisica o qualsiasi altra coazione, il lavoro viene fuggito come la peste. Il lavoro esterno, il lavoro in cui l'uomo si aliena, è un lavoro di sacrificio di se stessi, di mortificazione. Infine l'esteriorità del lavoro per l'operaio appare in ciò che il lavoro non è suo proprio, ma di un altro. (...) L'attività dell'operaio non è la sua propria attività. Essa appartiene ad un altro; è la perdita di sé.

dai "Manoscritti economico-filosofici del 1844"




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TELLUS CRITICA DELLA CULTURA è una sezione del Giornale Telematico Glocale TELLUSfolio (fondato  e diretto da Claudio Di Scalzo 2005-2009) che rimanda all'annuario TELLUS-Arte Pensosità Letteratura diretto da CDS 2003-2009. Sarebbe opportuno che il proseguo dell'annuario Tellus così come di Tellusfolio avvenisse sulla base di un progetto culturale ed editoriale e di immaginario di proprietà del nuovo direttore e dei curatori la cultura anziché usare quanto non è a loro firma e invenzione. E tutto ciò unitamente a duemila miei scritti e immagini che la Editrice-Coopertaiva Labos nel dicembre 2009, a notte, cambiando la password, mi ha di fatto sequestrato e che continua ad usare senza il mio permesso. Linkando a loro piacimento miei testi dentro un contesto politico nel quale non mi riconosco ed usando la mia firma per ricavare pubblicità e visibilità Tutto questo approfittando del fatto che non esiste attualmente una legge sul copyright e approfittando della mia bonta di donare dieci anni di lavoro gratuito  a chi non lo meritava. Scrivo questa nota per i lettori navigatori e per i democratici del web perché questo esproprio inaudito cessi.  

Claudio Di Scalzo





venerdì 19 aprile 2013

Fragonard: La lezione di musica. Vedere la musica. A Luigia Zamorano

 



VEDERE LA MUSICA
 
E se spedissi a Luigia dei dipinti dove si “vede” la musica? Gli strumenti, i corpi dei musicisti, i luoghi dove la musica nasce? Mi accorgo di avere un empito manualistico. E difatti riapre la scuola. Domani. Sarò il tuo professore ignorante del linguaggio musicale che però troverà tanti dipinti a rammentargli che una volta arrivato lì da te, se questa galleria ti sarà piaciuta, e sarà servita a difenderti dal gelo polare, potrai spiegarmi l’abc del solfeggio, la tastiera del pianoforte, come si legge una partitura. E passando davanti a tutti questi dipinti che avrai esposti nella tua camera forse udirai una semplice melodia che ti dice: Dagli un bacio! È stato uno strumento musicale anche lui! Con parole scritte sopra un Weblog!


Jean Honoré Fragonard (1732 - 1806) - La lezione di musica, Louvre

Questo dipinto, a Parigi, al Louvre è uno dei soggetti che più stavano in punta di pennello al maestro, quando era il prediletto di dame che portavano il nome di Pompadour o di Madame du Barry, e fu proprio quest’ultima a venirle il pallino per una serie di dipinti da “Boudoirs” che suggerissero come avanza l’amore nel cuore tenero delle ragazze. Fragonard non se lo fece ripetere due volte, e con un paggetto che regge lo spartito e una ragazza che posa i delicati ditini sulla tastiera del clavicembalo, crea un’atmosfera dove è facile intendere che di lì a poco la quindicenne, o sedicenne che sia, cederà al primo bacio.
Non vedi che ha il tuo incarnato?
I colori sono sfumati, dolci come caramello, la lezione di Boucher s’avverte, ma la morbidezza coloristica e tutta farina della sua tavolozza. Ombre tenui, colori in velatura mite, atmosfera da salotto settecentesco non possono che evocareMozart, e per questo, Luigia mia, unisco al dipinto la sonata che sto ascoltanto, la numero 16 in do maggiore, K 545,  eseguita da Sviatoslav Richter, a londra, nel 1989. Il rondò.



ORE 22,15






giovedì 18 aprile 2013

Claudio Di Scalzo: Dall'indice di Tellus. Klenze a Pisa in Camposanto Vecchio






SULL'OLANDESE VOLANTE IN ARCHIVIO/BIBLIOTECA (BARRA ROSSA) VERRA' ARCHIVIATO IN PROGRESS L'INDICE PIU' PREGNANTE DELL'ANNUARIO TELLUS DIRETTO DA CLAUDIO DI SCALZO ED I SUOI CONTRIBUTI A PARTIRE DAL 1990 DATA DI FONDAZIONE DELLA RIVISTA: TESTI E IMMAGINI E PARATESTI E COPERTINE. 


Direzione Claudio Di Scalzo










DALL'INDICE DI TELLUS. TELLUS 27
          

LEO VON KLENZE

NEL CAMPOSANTO VECCHIO DI PISA
   

Leo von Klenze venne al mondo nel 1874 a Schleden presso Hannover, paese sul quale spesso calava una nebbiolina capace di rendere tutto informe. Studiò a Berlino, perfezionandosi a Parigi e in Italia. Nel 1819 divenne architetto di corte del re Ludovico I di Baviera e impresse a Monaco la sua impronta classicista. Gli sembrò che i palazzi progettati e poi realizzati stessero lì a instaurare, nell’istante che li guardava, l’eternità. Niente è da lui più conosciuto delle ombre che gettano le statue nella Glittoteca. Primo esempio di museo pubblico in Germania, soleva dire vantandosi.

Aveva la vocazione a inventare gallerie nelle quali l’arte depositasse la sua fonte di inesausta purezza e dove il visitatore potesse in essa credere. Nacque così l’Alte Pinakothek. Galleria di pittura in senso assolutamente innovativo. In Italia, nei suoi viaggi, riempiva la diligenza di schizzi dal vero. Il paesaggio, secondo la sua vocazione, stava in attesa di essere segnato dalle matite. E rielaborandole per ottenere mediocri dipinti si sentiva la bocca cucita nella delusione.

A Pisa, nel Camposanto, percepì l’aria capace di aggrottarsi sulle tombe. Fu una specie di svenimento o forse la crudità del passato che l’invase. Erano gli ultimi anni della sua vita. In questo dipinto Klenze s’ispira alle forme architettoniche del medioevo e oblia l’arte antica e rinascimentale. Ai marmi offre la durata interminabile della parola sotto le arcate, se diventa preghiera. Le figure meditano sull’informe che produce la luce del vissuto per poi consegnarsi all’autorità, di nuovo informe, della morte. Le pareti che noi possiamo vedere affrescate nel quadro saranno distrutte dai bombardamenti alleati su Pisa nel luglio del 1944. Il quadro di Klenze è l’unico modo per contemplare, oggi, quanto fu donato alla città dai suoi artisti.


(CDS - Tellus-annuario 27 - “Dalla Torre Pendente alle Alpi, viaggi e altri viaggi”, Labos Editrice, Morbegno 2006)