mercoledì 26 ottobre 2011

Claudio Di scalzo: Autofrancobollo per Luigia Zamorano

 







Claudio Di Scalzo


AUTOFRANCOBOLLO PER LUIGIA ZAMORANO


Mi sono disegnato un francobollo dove ballo allegro nella notte alpina. Immaginando che la busta è il rettangolo di prato dove sotto le stelle danzo, lo affranco e te lo spedisco. E’ una bella nottata di luna piena e se la mia testa riceve qualche morsicatura sulle tempie perché il Maestro di ballo adotta questo metodo, non me ne faccio un problema, capisco che mi sta dando ritmo nel ciondolare. In più son contento perché in tanti si son fatti l’autoritratto da spedire alla propria Dama, ma all’Autofrancobollo nessuno ci aveva pensato.
Spero tanto, Luigia, che questa busta, l’Autofrancobollo, e la didascalia che dice: C’era una volta il mio sentimento per te in ogni dove/e ancora ci sarà se un francobollo lo smuove/… ti suggerisca una bella risata cristallina, nella Terra della Regina Maud, prima di addormentarti. Io rimango qui a ballare fino verso le 3,00, fino a che non crollo, e la musica Funky Jazz di Stanley Clarke aiuta a non fermarmi, a respirare una qual certa libertà nei movimenti e nello sterno. Buonanotte mio gioiello nel ghiaccio.


MEZZANOTTE E MEZZO

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Di Scalzo
 
 
 

martedì 4 ottobre 2011

Franco Battiato: Shakleton. Canzone per Luigia Zamorano da L'esploratore

 





Dedico 

"Shakleton

di Franco Battiato 

a Luigia Zamorano.




Ogni prigionia tra i ghiacci

può essere vinta dal coraggio di chi resiste alla morsa del gelo

da chi porta soccorso con occhi contenenti pane

 e mollica dell'assoluta promessa.

Prima che posso, Luigia, vedrai la mia nave all'orizzonte.



L'Esploratore per Luigia

Ottobre 2011




DIREZIONE

Claudio Di Scalzo









 

mercoledì 28 settembre 2011

Claudio Di Scalzo: Il francobollo bianco per Luigia Zamorano

 








NEL BIANCO ASSOLUTO


Il francobollo di stamani all’alba, Luigia, ha il colore bianco avorio del tuo incarnato, ci poso il mio viso notturno e se non mi vedi è perché nell’architettura di questa nostra prigionia, da lontano l’uno nell’altro, è anche concepita la sparizione per sventata purezza.

Ma cosa ci fanno in giro, su questo oceano elettronico, due come noi?, due farfallini bianchi in notte spessa, tu nel dolore manto spinoso della veglia, io nel bianco verso la tua fronte accecato dal rimpianto?

Polo australe giglio d’albume sul tuo sospiro m’avvolge, e ti vedo, amore mio, e non siamo visti, e il piccolo francobollo immaginiamo, pensiamolo assieme!, che un dio cortese verso la nostra tragica storia lo legga tanto da vederci il mio arrivo, il nostro abbraccio, la salvezza.


CLAUDIO per LUIGIA



 

domenica 18 settembre 2011

U2: With Or Without You. A Luigia Zamorano. Cura di Claudio Di Scalzo

     






Luigia mia... mi affido alla mia fotografia ed alla traduzione delal canzone per dirti come ti avvicino nella notte che viene. Musica e immmagini spero mi consentano, allungandomi fino a che posso, di sfiorare l'ovale del tuo viso porcellana - L'Esploratore




U2 - WITH OR WITHOUT YOU 



Con o Senza Te
Guarda la pietra nei tuoi occhi
Guarda la spina nel tuo fianco
Io ti aspetto

Con te o senza di te
Con te o senza di te

Attraverso la tempesta noi raggiungiamo la riva
Tu dai tutto ma io voglio di più
e ti sto aspettando

Con te o senza di te
con te o senza di te
Io non posso vivere
Con te o senza di te

E tu ti sveli
E tu ti sveli

E tu
E tu
E tu ti sveli

Le mie mani sono congiunte
Il mio corpo ferito, lei mi ha con
nulla da vincere e
niente da perdere

E tu ti sveli
E tu ti sveli

E tu
E tu
E tu ti sveli

Con te o senza di te
con te o senza di te
Io non posso vivere
Con te o senza di te





mercoledì 14 settembre 2011

Claudio Di Scalzo: La musica di Brian Jones per Luigia Zamorano


 





Claudio Di Scalzo
 
BRIAN JONES PER SERATA ANNERITA
 
Serata da cave sul pavimento, Luigia mia, e fogli e carte e disegni umidi sembrano un lazzaretto. Vento da bestie sulle tegole e sbanda il consueto verde addomesticato nel giardino. Stupefatto per come sotto questo cielo di faisite i pensieri vanno a capriole, mi sono visto addolorato per Brian Jones dei Rolling Stones che non avrebbe più suonato e che imbottito e bolso di alcool e droghe galleggiava sopra un piscina. Il dandy del rock britannico! A ventisette anni. Nel 1969. Questo biglietto è veramente tetro, e me ne scuso, Luigia, ma stasera di meglio non potevo. E se ti porta ancor più freddo non l'ascoltare. Anch'io batto i denti. Tuo Accio



BRIAN JONES

SAINT OF ME
    
LADY JANE




  

mercoledì 31 agosto 2011

Claudio Di Scalzo: Hermann Scherchen prova con l’orchestra Bach. Musica per Luigia Zamorano



                                                                          Mar di Ross
  








Claudio Di Scalzo


SCHERCHEN E BACH PER LUIGIA ZAMORANO


Luigia mia, dolce Luigia… Ti propongo di ascoltare Bach. Bach con attorno glaciale freddo con davanti il mare di Ross. E' possibile? In questo contrasto confido su quanto la musica di Bach può rigenerare nel tuo minuto profilo biondo. Però deve essere un Bach eseguito da un direttore d’orchestra che prima dell’esecuzione abbia trasfigurato, con potenza didattica e taumaturgica, un gruppo di orchestrali in una specie di slancio verso l’unicità d’immagine: la massima che può avere il suono, come diceva lui, “quando prende vita”. Non può che essere Hermann Scherchen. Il robusto, infaticabile, travolgente Scherchen. Nella mia ricerca, di una sorta di canone, a me adatto, dei grandi direttori, lui lo pongo tra i primi posti. E questo accade perché ascoltai, su CD, era il 1990, le sue prove della Quinta di Beethoven.
In questo video, l’anziano leone, col suo classico golf chiaro, col suo vocione, insegna come si suona Bach. Voglia che questa musica accompagni il palpitare, folle?, della mia carezza da qui dove ti sto raggiungendo. Il tumulto degli strumenti che seguono la logica del direttore, la forza della ragione e della poesia interpretativa che conduce ogni nota nel suo adatto fluire, sia simile al tuo respiro diventato più quieto. Tuo Accio



SCHERCHEN E BACH


     
Hermann Scherchen dirige Bach -Prelude and Fuge inB 3/



All’inesauribile Hermann Scherchen (Berlino 1891 - Firenze 1966) si fermò il cuore sul palco, provando Malipiero. Era uno dei pochi a dirigere opere dei compositori del ‘900. Schömberg, Hindemith, Milhaud, Henze, Messiaen, Varèse, Xenakis. Alcuni poco eseguiti anche oggi. Amò l’avanguardia, le nuove tecniche d’incisione e di diffusione del suono, e fu arditamente di sinistra in tempi cupi che schiacciavano le coscienze tra blocchi contrapposti d’ideologie. Quando ho bisogno di ritrovare energie sento le sue prove della Quinta di Beethoven, poi la sua direzione.




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DIREZIONE
Claudio Di Scalzo 
 
 
 
 
 

martedì 1 febbraio 2011

James Guillaume: La ribellione del giovane scita Michail Bakunin. A cura di Claudio Di Scalzo

   

                                                          Bruno Magoni: Michail Bakunin, 2003



James Guillaume

La ribellione del giovane scita Michail Bakunin

Michail Aleksandrovic¡ Bakunin nacque il 18 maggio 1814 a Priamuchino, villaggio facente parte del distretto di Torjok, nel governatorato di Tver. Suo padre, dopo aver vissuto la giovinezza come segretario d’ambasciata a Firenze e Napoli, ritornò a stabilirsi nei suoi dominii patrimoniali ove sposò, all’età di quaranta anni, una giovane diciottenne della famiglia Muraev. Di idee liberali, fu per molto tempo membro di una delle numerose associazioni di «decabristi»; ma dopo l’avvento al trono di Nicola I, scoraggiato e diventato scettico, si dedicò esclusivamente alla coltivazione delle proprie terre ed alla educazione dei figli.
Michail era, delle cinque sorelle e dei cinque fratelli che ebbe, il primogenito. All’età di quindici anni entrò nella scuola di artiglieria di Pietroburgo, dove passò tre anni, dopo i quali fu mandato come sottotenente prima nel governatorato di Minsk, poi in quello di Grodno, in Polonia.
Era l’indomani del soffocamento sanguinoso dell’insurrezione polacca, e lo spettacolo della Polonia terrorizzata agì potentemente sull’animo del giovane ufficiale e contribuì non poco a inspirargli l’orrore del despotismo.

Dopo due anni di servizio militare, dette le dimissioni (1834) e si recò a Mosca ove passò quasi interamente i sei anni che seguirono. In questa città si dette con ardore allo studio della filosofia. Cominciò coll’appassionarsi alla lettura degli enciclopedisti francesi e, come i suoi amici Nicolaj Stankévic¡ e Bélinski, si entusiasmò per Fichte, del quale tradusse (1836) i Vorlesungen über die Bestimmung des Gelehrten. Poi, fu la volta di Hegel, che teneva allora il dominio degli spiriti in Germania: il giovane Bakunin divenne un fervente seguace del sistema hegeliano e si lasciò per qualche tempo abbagliare dalla famosa massima: «Tutto ciò che è reale è razionale» con cui si giustificava l’esistenza di ogni oppressione politica.

Nel 1839, Aleksander Herzen e Nicolaj Ogarev, dopo un esilio di parecchi anni, ritornarono a Mosca ove si incontrarono la prima volta con Bakunin; ma allora le loro idee eran troppo differenti perché potessero andar d’accordo.

Nel 1840, a ventisei anni, Michail Bakunin andò a Pietroburgo e di là a Berlino coll’intenzione di studiare il movimento filosofico tedesco; si proponeva di consacrarsi all’insegnamento, desiderando occupare, un giorno, una cattedra di filosofia o di storia a Mosca. Quando Nicolaj Stankévic¡ morì in Italia – e cioè in quello stesso anno – Bakunin ammetteva ancora la credenza nell’immortalità dell’anima come una dottrina necessaria (lettera a Herzen del 23 ottobre 1840). Ma era venuto il momento in cui doveva compiersi la sua evoluzione intellettuale, e la filosofia di Hegel trasformarsi in lui in una teoria rivoluzionaria. Già Feuerbach aveva dedotto dall’hegelianesimo le conseguenze logiche nel campo religioso; Bakunin doveva operare similmente nel campo politico e sociale. Nel 1842, lascia Berlino per Dresda, ove fa amicizia con Arnold Ruge, che in quella città veniva pubblicando la rivista Deutsche Jahrbücher, nella quale Bakunin pubblicò nell’ottobre, sotto lo pseudonimo di «Jules Elysard», uno studio che giungeva a conclusioni rivoluzionarie. Era intitolato: La Reazione in Germania - frammento, di un francese, e terminava con queste frasi di cui l’ultima è divenuta celebre: «Confidiamo, dunque, nello spirito eterno che distrugge e annienta solo perché è la sorgente impenetrabile ed eternamente creatrice di ogni vita. Il desiderio di distruggere è nello stesso tempo un desiderio di creare».

Herzen, credendo sulle prime che l’articolo fosse realmente opera di un francese, dopo averlo letto, scrisse nel suo diario: «È un appello potente, fermo, trionfante del partito democratico... L’articolo è di una grande importanza. Se i francesi cominciassero a rendere popolare la scienza tedesca – quelli che la comprendono, s’intende – la grande fase dell’azione sarebbe prossima a cominciare». Il poeta Georg Herwegh, autore dei Gedichte eines Lebendigen, essendosi recato a Dresda, dimorò presso Bakunin del quale divenne intimo amico. Fu pure a Dresda che Bakunin fece la conoscenza del musicista Adolf Reichel, che divenne uno dei suoi più fedeli. Ma il governo sassone manifestò ben presto delle intenzioni ostili verso Ruge e i suoi collaboratori; e Bakunin ed Herwegh dovettero, nel gennaio del 1843, lasciare la Sassonia per recarsi insieme a Zurigo. In Svizzera Bakunin passò l’anno 1843; una sua lettera scritta a Ruge dall’isola di Saint Pierre (lago di Bienne) nel maggio dello stesso anno, e pubblicata a Parigi nel 1849 nella rivista Deutscb-französische Jahrbücher, ter mina con questa veemente apostrofe: «La lotta comincia e la nostra causa è sì potente che noi, pochi uomini sparsi e con le mani legate, col nostro solo grido di guerra ispiriamo lo spavento alle migliaia! Avanti con forte animo! Voglio infrangere le vostre catene, o Germani che volete diventar Greci; io, lo Scita. Ma datemi le vostre opere: le farò stampare nell’isola di Rousseau e in lettere di fuoco scriverò una volta ancora nel cielo della storia: Morte ai Persi!».

In Svizzera Bakunin fece la conoscenza dei comunisti tedeschi che facevano capo a Weitling. A Berna, ove passò l’inverno 1843-1844, entrò in relazione con la famiglia Wogt. Uno dei fratelli Wogt, Adolf (più tardi professore alla facoltà di medicina nella Università di Berna), divenne suo amico intimo. Ma, disturbato continuamente dalla polizia svizzera e dietro intimazione dell’ambasciata russa di ritornare in Russia, Bakunin lasciò Berna nel febbraio 1844, andò a Bruxelles e di là a Parigi, ove doveva restare fino al dicembre 1847.


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(da TELLUS 26: "Vite con ribellioni rinomate e sconosciute", 2004. Annuario  a cura di Claudio Di Scalzo. Volume esaurito. Per questo il contenuto verrà tutto ripubblicato on line su questo weblog e negli altri detti TUTTI I FIGLI DI TELLUS)

La rivista-annuario TELLUS  ha terminato la serie diretta da Claudio Di Scalzo con il numero 30 nel 2009.